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Un contratto sociale per la rivoluzione?

Costruire l'Autonomia Democratica nella Siria del Nord-Est e oltre

Esiste una visione comune del significato e dell'aspetto della rivoluzione, che la pone come un momento in cui tutti i mali del mondo vengono finalmente sconfitti. Tale immagine è molto probabilmente il risultato di resoconti semplificati e di una manipolazione intenzionale della verità, volta a far sì che le persone abbandonino la lotta per la libertà non appena si presenta il primo inconveniente. In realtà, in base a tutte le esperienze passate e presenti, la rivoluzione non si limita a un solo momento né è la vittoria finale di tutte le cose buone. È piuttosto una lotta senza fine attraverso la quale le contraddizioni insite nella società vengono portate in superficie e continuamente affrontate, liberando simultaneamente gli aspetti migliori e peggiori dell'umanità. È terrificante e bellissimo allo stesso tempo, e non si adatta facilmente a semplici narrazioni.


Questa è la realtà della “Rivoluzione del Rojava”, iniziata esattamente dodici anni fa nella regione del Kurdistan occidentale occupata dalla Siria e oggi estesa a gran parte della Siria settentrionale e orientale. In questo periodo uno degli argomenti che ha suscitato più curiosità e incomprensioni riguardo la rivoluzione consiste nel suo Contratto Sociale. Scritto nel 2013 e adottato contemporaneamente all'inizio del 2014 da tre regioni del Rojava che in quel momento erano state liberate, esso rappresenta il consolidamento dell'autonomia delle regioni dallo Stato siriano, e la cristallizzazione dei risultati della rivoluzione. Perciò la sua continua evoluzione (è stato aggiornano due volte da allora) riflette il modo in cui la rivoluzione si è sviluppata nel tempo. Leggendo il Contratto Sociale possiamo apprendere le realtà e le contraddizioni inerenti a ogni processo rivoluzionario, e l'approccio peculiare che il Movimento di Liberazione del Kurdistan ha adottato nell'affrontarle.


Per comprendere il ruolo del Contratto Sociale nella Siria del Nord-Est e nella strategia politica rivoluzionaria più ampia del Movimento di Liberazione del Kurdistan, esamineremo per prima cosa le sue fondamenta ideologiche nel pensiero di Abdullah Öcalan. Poi guarderemo alle condizioni particolari della Rivoluzione del Rojava e a come l'elaborazione del Contratto Sociale sia stata una soluzione per molte sfide che essa ha dovuto affrontare. Infine, esploreremo i potenziali pericoli che ogni rivoluzione si trova ad affrontare, come si possano combattere e che ruolo ha giocato in questa lotta il Contratto Sociale nella Siria del Nord-Est.


Abdullah Öcalan e lo sviluppo del socialismo del XXI secolo


E’ impossibile parlare della Rivoluzione del Rojava senza menzionare l'ispirazione che le ha dato il pensiero di Abdullah Öcalan e l'influenza di 50 anni di lotta del movimento del PKK. In particolare bisogna collegarla agli sforzi che dagli anni '90 il PKK ha fatto per sviluppare un nuovo paradigma rivoluzionario che potesse rimpiazzare il suo vecchio orientamento Marxista-Leninista. Ciò ebbe origine da un processo di autocritica e riformulazione in cui il movimento valutò i propri errori e limiti, così come i fallimenti dei movimenti socialisti e rivoluzionari di tutto il mondo, che divennero innegabili dopo il crollo dell'Unione Sovietica e la dissoluzione del cosiddetto "socialismo reale". Da ciò si concluse che c'era bisogno di un cambiamento radicale nella visione e nella strategia del movimento. Queste discussioni iniziarono a venire formulate chiaramente e messe in pratica dopo gli anni 2000, a seguito della pubblicazione di diversi libri scritti in carcere da Abdullah Öcalan, che sviluppò e fece una sintesi di questa nuova concezione. Il risultato è ciò che chiamiamo il "Paradigma della Modernità Democratica".


Uno dei principali punti di partenza fu l'analisi del rapporto tra società, Stato e rivoluzione. Dall'esperienza del XX secolo, cioè il tentativo di costruire il "socialismo di Stato" o gli "Stati socialisti", e dalla ricerca sulla storia dello sviluppo dello Stato a partire dall'antichità, divenne chiaro che lo Stato non poteva rappresentare il cammino verso lo sviluppo del socialismo nella società. Infatti si arrivò alla conclusione che lo Stato e la società erano radicalmente diversi l'uno dall'altra e rappresentavano interessi e modi di concepire il mondo completamente contrapposti. Da una parte, lo Stato si basa sull'interesse di una minoranza che prova a monopolizzare ricchezza e potere sviluppando un sistema gerarchico che schiavizza la società e un apparato ideologico per giustificarlo. Dall'altra, la società è uno sviluppo naturale basato su valori e rapporti democratici ed egalitari, che diedero vita all'essere umano per come lo conosciamo. Alla luce di ciò il socialismo fu compreso come il rappresentante moderno della lunga lotta in difesa della società e dei suoi valori. Perciò il criterio per il successo di una rivoluzione socialista non consiste nel fatto che lo Stato sia stato conquistato o persino distrutto, ma in quanto la società sia capace di organizzarsi e vivere secondo i propri principi morali e politici.


Allo stesso tempo, la natura stessa del potere e il modo in cui diventa dominante nella società venne analizzata profondamente. Citando Abdullah Öcalan "Da dove proviene l'enorme forza di coloro che detengono il potere politico? Come riescono a confiscare e controllare così tanto valore?"(1). O, in altre parole, com'è possibile che una minoranza sia riuscita a sottomettere la maggior parte della società e persino a convincerla ad accettare questa forma di schiavitù come legittima? E' ovvio che la forza fisica da sola non può raggiungere questo obiettivo. Il potere ha bisogno anche di una forza ideologica per soggiogare la società. Soprattutto oggi che il potere è arrivato a ogni parte della società e ogni parte del mondo, è che mai più necessario che le persone, la maggior parte di loro, siano rese partecipi in modo volontario al sistema. Ciò significa che la mentalità e la personalità delle persone deve essere modellata in modo che agiscano secondo l'interesse del potere, sentendo che stanno scegliendo liberamente di farlo. Abdullah Öcalan ha scritto riguardo a ciò:


"Se osserviamo attentamente possiamo vedere che l'intreccio tra società, potere e Stato è stato sviluppato usando nazionalismo, sessismo, estremismo religioso e vari scientismi, per cui, per sostenere lo Stato nazione, tutti vengono attirati in un paradigma secondo cui 'ciascuno è sia potere che società, sia Stato che società.'"


In altri termini, sotto lo Stato nazione moderno si è fatto sì che la società si identificasse con lo Stato e i suoi interessi. In questo processo lo Stato e il potere hanno infiltrato ogni aspetto della società e l'hanno resa dipendente da sè. Citando Öcalan: "Non c'è attività sociale con cui il potere non interferisca." Quindi finchè non si cambia questo fatto, anche se la forma attuale dello Stato venisse distrutta o rimpiazzata da uno "Stato socialista", esso verrebbe semplicemente ricostruito per riempire il vuoto creatosi. Sia perchè la società è arrivata a credere nella sua necessità sia perchè ha perso la conoscenza e la capacità di vivere senza di esso. Ciò emerge chiaramente andando indietro anche solo di un centinaio di anni: possiamo vedere che allora la maggior parte delle comunità del mondo era in grado di ottenere quasi tutto ciò di cui avevano bisogno per vivere, producendolo loro stesse o con l'aiuto di altre. Al contrario oggi la maggior parte delle persone in Occidente dipende completamente dall'acquisto dei beni e dal fatto che lo Stato o il mercato forniscano loro sicurezza, istruzione, intrattenimento, tutto. Questo dipende a sua volta da reti complesse di istituzioni internazionali, trattati, infrastrutture, rotte commerciali e equilibri militari e geopolitici. Perciò ogni processo rivoluzionario che provi a staccarsi improvvisamente da quest'ordine globale farà fronte agli attacchi combinati e all'ostilità di tutte le forze della Modernità Capitalista.


Di conseguenza, la nostra visione di rivoluzione per il presente deve riflettere questa realtà. Per questo Abdullah Öcalan propone il concetto di Autonomia Democratica come via d'uscita da questa impasse. Ciò significa l'organizzazione della società su una base democratica fuori dallo Stato, sviluppando una mentalità democratica nella società passo dopo passo, ricostruendo le sue istituzioni e riducendo lentamente il ruolo e l'influenza dello Stato fino a che diventi superfluo. Può essere vista come una fase di transizione in cui invece di distruggere o conquistare lo Stato, la società lo rimpiazza a poco a poco con istituzioni democratiche.


L'Autonomia Democratica può essere implementata in due modi. Uno avviene quando è possibile raggiungere un accordo con lo Stato, laddove esso riconosca il diritto della società di organizzare sè stessa e a sua volta la società riconosca il diritto dello Stato di continuare a esistere e di mantenere alcune delle sue funzioni relative alla sicurezza e alle relazioni internazionali. In questo modo l'autonomia democratica può essere costruita senza minacciare immediatamente il sistema internazionale degli Stati nazione ed evitando così, auspicabilmente, una situazione di guerra totale. D'altra parte se lo Stato rifiuta di riconoscere l'autonomia democratica della società, la società ha il diritto di dichiararla unilateralmente, preparandosi a difenderla fino a che lo Stato possa venire convinto a negoziare. In questo paradigma il ruolo del rivoluzionario e della rivoluzionaria si focalizza soprattutto sull'educazione ideologica, l'organizzazione sociale e la difesa della società dagli attacchi. Tutto ciò con l'obiettivo di costruire l'Autonomia Democratica.


Imparare da rivoluzioni passate: lo sviluppo dell'Autonomia Democratica in Rojava

Alla luce di ciò possiamo comprendere meglio la situazione nella Siria del Nord-Est dopo la rivoluzione e che cosa portò alla dichiarazione del Contratto Sociale nel 2014. In quel momento la società curda in Siria si stava ormai organizzando da anni secondo il nuovo paradigma. Anche se sotto il regime baathista non era possibile organizzarsi pubblicamente, la società era stata educata, erano stati costruiti consigli clandestini ed erano state organizzate unità di autodifesa. Dopo l'inizio della Primavera Araba, questa organizzazione clandestina fu in grado di venire alla luce e svilupparsi. E una volta che il regime siriano fu cacciato via dalle città curde nel 2012, il sistema di democrazia diretta delle comuni e dei consigli divenne il modo principale per provvedere ai bisogni della società in assenza dello Stato. Dunque già nel 2013 molta della società curda era attivamente coinvolta o perlomeno riconosceva la legittimità e utilità di ciò. L'Autonomia Democratica veniva messa in pratica e provava la propria fattibilità.


Ma rimanevano due problemi principali. Primo, le etnie non curde non si fidavano del sistema e per la maggior parte non volevano prendervi parte. Non avendo una storia relativa al movimento erano abituate a un sistema partitico tradizionale in cui ogni etnia si organizzava in modo indipendente secondo i propri interessi. Perciò avevano paura che partecipare al sistema avrebbe significato venire assoggettate al dominio del popolo curdo, che ne era il principale promotore. Quasi tutti gli altri partiti politici e organizzazioni condividevano questa mancanza di fiducia. Secondo, le istituzioni internazionali come le Nazioni Unite non riconoscevano la legittimità di un sistema di democrazia diretta che non assomigliava per nulla a uno Stato tradizionale. Fu quindi molto difficile trovare supporto internazionale, eccetto che in alcuni piccoli gruppi di sinistra radicale; ciò lasciava la rivoluzione isolata e circondata e senza alcuna possibilità di venire riconosciuta ufficialmente.


Con una società divisa e la mancanza di supporto internazionale, la rivoluzione si trovava di fronte alla possibilità che il vuoto lasciato dallo Stato venisse riempito da quelche entità esterna o da un attore locale contrario alla rivoluzione, in un momento in cui non era possibile per la società riempire completamente il vuoto da sola. Una opzione in quel momento sarebbe stata semplicemente ignorare questa realtà e insistere sul concentrarsi solo sulle istituzioni di demcrazia diretta. Ciò avrebbe significato che quelle parti della società che non le supportavano avrebbero probabilmente sviluppato le proprie strutture simil statali separate e si sarebbero alleate con poteri ostili locali e internazionali, per, alla fine, schiacciare violentemente la rivoluzione. L'altra opzione sarebbe stata forzare ogni parte della società a partecipare nel sistema delle comuni. Per questo sarebbe stata necessaria la creazione di un apparato di controllo sociale e repressione che avrebbe rispecchiato quello statale. Ed è abbastanza ovvio che la democrazia diretta partecipativa non può in alcun modo funzionare efficacemente se il popolo stesso non vuole partecipare e mettere in pratica le decisioni. Questo significa che mentre il sistema falliva inevitabilmente alla sua base, i livelli più alti avrebbero dovuto prendere sempre più responsabilità, fino a renderlo infine una struttura di potere gerarchica. Creando dunque uno Stato e distruggendo o invalidando completamente le istituzioni democratiche della società.


Sulla base dell'esperienza acquisita dai precedenti esperimenti rivoluzionari, queste due opzioni furono considerate inaccettabili. Perciò venne invece seguita una terza via, cioè si decise di riempire da sè il vuoto lasciato dallo Stato con una istituzione semi-statale che fosse favorevole alla rivoluzione. Al tempo stesso il sistema di democrazia diretta fu lasciato intatto e organizzava ancora la maggior parte degli aspetti della vita quotidiana nella pratica. In questo modo crearono effettivamente una situazione di potere duale e il Contratto Sociale ne fu il riflesso. Attraverso un processo di discussione con ogni parte della società e la partecipazione della maggior parte dei partiti politici, il Contratto Sociale fu scritto e approvato, delineando un sistema di democrazia parlamentare che sarebbe esistito in parallelo al sistema di democrazia diretta.


Un nuovo contratto sociale per una nuova società

In questo contesto, la rivoluzione stava scommettendo sulla propria capacità di continuare a svilupparsi ed espandersi e di non essere consumata dalle istituzioni simil statali. Sul fatto che, man mano che le persone avessero conosciuto il movimento, l'ideologia e avessero visto l'utilità del sistema dell'autonomia democratica nella pratica, avrebbero scelto da sole di partecipare. Per valutare se questo stia accadendo nella pratica, possiamo guardare all'evoluzione del contratto sociale, dato che questo è un documento approvato dalla stragrande maggioranza della popolazione.


La prima versione del contratto del 2014 dichiarava di seguire i "principi dell'Autonomia Democratica", ma il suo contenuto non era così diverso dalle costituzioni della maggior parte delle democrazie liberali; anche se era estremamente progressista e democratico. Questo perché rappresentava un compromesso con cui tutte le parti della società potessero essere d'accordo. Dovremmo tenere in considerazione il fatto che fu capace di unire tutte le parti della società ed evitare una divisione catastrofica. Solo questo fu di per sè una vittoria. Molti partiti politici che in precedenza rifiutavano di lavorare insieme, furono coinvolti nel processo e furono d'accordo nel seguire il Contratto Sociale, evitando quindi divisioni interne e conflitti etnici. Ed esso garantiva molti diritti che fino a quel momento erano inconcepibili nella regione. Anche se non rifletteva le aspirazioni complete della rivoluzione, permetteva a essa di sopravvivere oltre lo stadio critico iniziale.


Nel 2016, quando una nuova versione del contratto fu approvata, la situazione era cambiata radicalmente e questo si rifletteva nel Contratto Sociale. Questa volta la "Federazione Democratica della Siria del Nord" dichiarava di essere "basata su un concetto geografico e una decentralizzazione amministrativa e politica". Questa veniva raggiunta dichiarando che "tutti i segmenti del popolo, in particolare le donne e la gioventù, formeranno le proprie organizzazioni e istituzioni democratiche." E ciò fu messo in pratica attraverso il sistema della democrazia diretta:


"I popoli e i gruppi nel 'Federalismo Democratico della Siria del Nord" organizzeranno le loro vite sociali libere e democratiche sulla base della formazione di comuni, istituzioni sociali, sindacati e assemblee. Il sistema democratico della società sarà sviluppato e stabilito sulla base di queste istituzioni."


La comune era definita come "L'essenziale forma organizzativa di base della democrazia diretta." e i consigli come "le unità della società che rappresentano il popolo, discutono e decidono i suoi affari e formulano politiche" che "proteggano la società, garantiscano la sua continuità, e assicurino la realizzazione dei suoi obiettivi, nei campi politico, sociale, culturale ed economico. Organizzano la società permettendo la democrazia diretta e impostano regole e principi relativi alla vita democratica e libera."


Come possiamo notare, a questo punto il sistema dell'Autonomia Democratica e le sue istituzioni democratiche erano stati accettati dalla maggior parte della società e questo si rifletteva quindi nel Contratto Sociale. Dovremmo anche menzionare che nel 2016 molte altre regioni erano state liberate, che quindi la rivoluzione stava sia progredendo internamente sia espandendo la propria portata.


Infine, la versione più recente del contratto è stata approvata nel 2023 dopo un lungo processo di discussione e consultazione popolare. La struttura organizzativa che delinea è molto simile, con qualche sviluppo significativo, come la decentralizzazione del sistema confederale a livello municipale e il rafforzamento dell'economia comunale delle donne. Ma per quanto riguarda gli scopi, viene riflesso nel Contratto Sociale un chiaro sviluppo radicale nella coscienza delle persone. Per vederlo vale la pena citare integralmente la sua prefazione (il grassetto è stato aggiunto da me):


Noi, le figlie e i figli della Siria del Nord-Est, curdi, arabi, assiri siriaci, turcomanni, armeni, circassi, ceceni, musulmani, cristiani e yazidi, nella nostra consapevolezza e convinzione del dovere che riceviamo dai martiri, in risposta alle richieste dei nostri popoli di vivere in modo dignitoso e in risposta ai grandi sacrifici compiuti dai siriani, ci siamo riuniti per stabilire un sistema democratico nella Siria del Nord-Est, per formare una base per la costruzione di una Siria futura, senza tendenze razziste, discriminazione, esclusione o emarginazione di alcuna identità.


Insieme, abbiamo resistito contro tirannia, tradimento ed estremismo, e abbiamo respinto tutti i tipi di fanatismo nazionalista, religioso, di genere e secolarista. La nostra adozione del principio della nazione democratica ha rafforzato la nostra unità nazionale, ci ha dato forza di fronte ai nostri nemici ed è diventato una speranza per i nostri amici.


Noi, i popoli della Siria del Nord-Est, abbiamo sofferto per i regimi antidemocratici che si sono succeduti in Siria, per le politiche di millenni di centralizzazione statale e autoritarismo e per le pratiche della modernità capitalista che dominano la regione. Siamo stati esposti a ogni tipo di ingiustizia e oppressione per molti anni. Siamo determinati a instaurare un sistema democratico basato su amministrazioni autonome democratiche, a realizzare la giustizia e l’uguaglianza tra tutti i popoli e componenti, a preservare tutte le identità culturali, religiose e ideologiche, a diffondere una cultura della diversità e tolleranza, a rifiutare ogni tipo di violenza e ad assumere come base il principio della legittima difesa.


La rivoluzione sociale realizzata sotto la guida delle donne nella Siria del Nord-Est ha aperto la strada a una rinascita intellettuale e sociale, e le donne sono diventate un pilastro fondamentale del nostro sistema democratico. Anche la lotta e i sacrifici dei giovani per unire tutte le componenti hanno avuto un ruolo storico nel consolidare e rafforzare la fratellanza dei popoli.


L’Amministrazione Autonoma Democratica, ottenuta per volontà del popolo, si basa su una società democratica ecologica, sulla co-presidenza, sull’economia comunitaria, sulla giustizia sociale e sul principio del confederalismo democratico.


L’Amministrazione Autonoma Democratica della Siria del Nord-Est è una parte integrante della Siria. Con il sistema democratico che ha istituito, i valori comuni che ha creato e le posizioni politiche che ha espresso negli scorsi anni, ha costituito una solida base per una vera unità, diventando così la base per la costruzione della Repubblica Democratica di Siria.


Noi, i popoli della Siria del Nord-Est, con tutti i suoi componenti, abbiamo deciso, in piena libertà e scelta, di scrivere questo contratto sociale a partire dal sistema di valori e dal patrimonio di civiltà democratica del Medio Oriente e dell’umanità nel suo complesso, affinché questo diventi una garanzia di libertà, pace e unità tra i siriani."


Il riferimento esplicito a concetti come "nazione democratica", "confederalismo democratico", "rivoluzione sociale" e "guida delle donne" dimostra che la società è arrivata ad accettare il paradigma della Modernità Democratica sempre di più. Ciò è significativo anche perché DAESH fu finalmente sconfitto nel 2019 a livello territoriale e le aree che controllava furono completamente liberate. Ciò significa che l'amministrazione adesso include non solo la regione curda del Rojava, ma anche le regioni a maggioranza araba della Siria che, prima della rivoluzione, non avevano avuto quasi nessun contatto con il movimento e che erano persino state occupate per anni da DAESH. Che queste regioni abbiano approvato questa versione del Contratto Sociale mostra che il sistema del Confederalismo Democratico sta diventando una soluzione realistica non solo per il Rojava (e per il resto del Kurdistan) ma per tutta la Siria. E perciò potenzialmente per il resto del Medio Oriente. 


E come nota finale, mentre scriviamo questo articolo nel luglio 2024, è appena stato annunciato che il Consiglio delle Donne della Siria del Nord-Est sta lavorando all'elaborazione di un Contratto Sociale delle Donne. Di conseguenza, stanno avendo luogo incontri pubblici e discussioni con le donne di diverse etnie e contesti per deciderne i contenuti. Ora è troppo presto per dire altro su cosa ciò significherà o che cosa cambierà. Ma in un momento come questo, in cui lo Stato turco sta prendendo di mira infrastrutture civili con bombardamenti continui e sta lanciando incursioni sul territorio dell'amministrazione attraverso la delega alle sue milizie islamiste, fare un tale passo storico mostra il profondo impegno e la volontà del popolo di continuare a espandere questa rivoluzione anche nelle peggiori condizioni di guerra.


A livello di riconoscimento da parte di istituzioni internazionali, possiamo dire che c'è ancora molto da fare. Il riconoscimento della DAANES da parte degli Stati non è negli interessi di Turchia e Stati Uniti, che correrebbero un grande pericolo con la diffusione di questo modello. Tuttavia, ci sono state piccole vittorie, come il riconoscimento dell'Amministrazione Autonoma da parte del Parlamento Autonomo della Catalogna nello Stato spagnolo, il gemellaggio di molte città europee con città nella DAANES e il supporto pubblico espresso da molti politici e politiche progressisti e di sinistra. E in quanto unica forza nella regione realisticamente in grado di creare la pace e impedire a DAESH di riorganizzarsi, ha raccolto del favore persino tra parti della classe politica e dell'esercito statunitensi. Ovviamente questo non si traduce in supporto per la rivoluzione di per sè. Significa invece che essi supportano l'approccio di provare lentamente a spingere una linea riformista all'interno di essa, piuttosto che utilizzare in modo diretto la forza militare per distruggerla. Il Contratto Sociale ha anche giocato un ruolo importante in questo. Ha reso più difficile etichettare la rivoluzione come una situazione di caos senza legge e conflitto etnico, che sarebbe stato il solito copione per situazioni simili in Medio Oriente. E' una posizione che, per quanto lontana dall'essere ideale, gli Stati Uniti sono stati costretti a prendere e che permette alla rivoluzione di prendere fiato.


Anche in Siria, l'Amministrazione sta suscitando sempre più interesse tra i partiti politici locali e la società. E mentre il malcontento verso il regime baathista e l'occupazione da parte dello Stato turco continua a divampare di tanto in tanto, è possibile che essa sarà vista sempre di più come una soluzione attuabile per la crisi siriana, da attori e istituzioni sia locali che internazionali.


Detto ciò, si potrebbe criticare l'approccio che abbiamo adottato nell'analizzare la situazione. E' chiaro che guardare solo al Contratto Sociale non restituisce completamente la realtà sul posto. Ed è vero che esso rappresenta solo ciò che l'Amministrazione Autonoma aspira a essere, non ciò che ha ottenuto nella pratica. Ci sono di certo discrepanze tra il sistema per come viene descritto nel Contratto Sociale e ciò che sono stati in grado di implementare. Soprattutto dal momento che la situazione di guerra ed embargo ostacola molto lo sviluppo della democrazia diretta. Come si può immaginare, è difficile motivare le persone a partecipare alle assemblee settimanali della loro comune locale quando il loro punto di ritrovo viene continuamente bombardato dalla Turchia. E anche se ci sono risultati davvero notevoli in termini di partecipazione delle persone che potremmo menzionare, non è lo scopo di questo articolo farlo. Invece possiamo dire che, quantomeno, l'evoluzione del Contratto Sociale mostra che la proposta di Autonomia Democratica sta avendo successo nel cambiare la mentalità e la concezione di sé della società nella regione, avvicinandola ai principi di democrazia diretta, liberazione della donna e di una società ecologica. E dunque riducendo l'influenza della mentalità dello Stato. Possiamo quindi affermare con sicurezza che nella Siria del Nord-Est, con l'avanzare della democrazia, lo Stato si sta ritirando. Questa è in sostanza la visione e strategia proposta da Abdullah Öcalan per costruire la Modernità Democratica, e si sta dimostrando il suo funzionamento nella pratica.


L'arte della libertà: La pratica rivoluzionaria del Movimento di Liberazione del Kurdistan

Infine dobbiamo quindi chiederci come la rivoluzione abbia ottenuto ciò. Com'è riuscita a continuare a espandere la propria mentalità e istituzioni democratiche senza ricadere nello statalismo e nell'autoritarismo? E' un argomento ampio e non possiamo entrare in tutti i dettagli qui. La pratica rivoluzionaria del Movimento di Liberazione del Kurdistan merita di essere un argomento di discussione a sé. Ma possiamo delineare alcuni dei fattori fondamentali che contribuiscono al suo successo.


Prima di tutto, dobbiamo indicare la volontà del movimento e dei/delle sue militanti di raggiungere compromessi e credere nella capacità della società di trovare soluzioni. Abdullah Öcalan dice che un militante dovrebbe essere "rigoroso sui principi e flessibile sulla pratica" e l'elaborazione del Contratto Sociale è un esempio concreto di ciò. Mentre molti nella loro situazione avrebbero scelto di imporre la propria ideologia sul resto della società o di isolarsi per evitare le contraddizioni, loro invece hanno provato a includere ogni parte della società e ogni forza ideologica (eccetto quelle fasciste o islamiste). Non si tratta solo di una decisione tattica, ma piuttosto del risultato di una profonda fede nella pluralità della società e del bisogno di creare "unità nella diversità". Al tempo stesso mostra la loro sicurezza sul fatto che, se viene data loro una reale possibilità, le idee del movimento saranno in grado di guadagnare la fiducia della società attraverso l'esempio dato dai e dalle militanti.


In secondo luogo, anche il ruolo delle donne e della gioventù nel proteggere i principi della rivoluzione è fondamentale. Questo perché il movimento ha analizzato che la prima oppressione che si sviluppò nella storia fu quella sulle donne e sui giovani. Fu così perché queste sono i settori della società che hanno un ruolo più attivo nel proteggere e trasmettere i suoi valori sociali. E perciò dovettero venire soggiogate prima per poter tenere sotto controllo il resto della società. Di conseguenza, il movimento considera necessario che sia le donne che i giovani debbano organizzarsi autonomamente ad ogni livello della società e avere un ruolo di avanguardia nella rivoluzione. Questo è anche il caso del Rojava e della Siria del Nord-Est, come viene riflesso nel Contratto Sociale. E' difficile elencare ogni esempio in cui emerge ciò. Ma possiamo almeno dire che la vittoria contro DAESH, che ha dato speranza a tutto il mondo, è stata principalmente il risultato del sacrificio della gioventù rivoluzionaria. E all'interno di esse, soprattutto delle giovani donne. E mentre la rivoluzione ha continuato a espandersi e crescere, sono sempre state le donne e i giovani che hanno respinto ogni tendenza reazionaria, non essendo disposte a rinunciare alla libertà che avevano conquistato con il loro sudore e sangue durante la rivoluzione.


Infine, dobbiamo menzionare la centralità della "lotta ideologica" nel Movimento di Liberazione del Kurdistan. Questa nasce dall'origine del movimento come lotta anticoloniale. Ciò risale a quando per la prima volta Öcalan dichiarò che "Il Kurdistan è una colonia", all'inizio degli anni '70. A causa di questa realizzazione, e sotto l'influenza delle teorie di pensatori anticoloniali, si considerò necessario non soltanto liberare fisicamente il territorio curdo, ma anche liberare la mente del popolo curdo. Questo significava rimpiazzare la mentalità di un popolo assimilato e colonizzato con quella di una "Personalità Curda Libera". Man mano che il movimento affrontava sempre più pressione e repressione negli anni, Öcalan mise più enfasi su questo aspetto in quanto origine dei fallimenti da parte del movimento e soprattutto dei suoi militanti. In risposta a ciò, a partire dalla metà degli anni '80 in avanti, si sviluppò nel movimento una cultura e pratica di critica e autocritica, analisi della personalità ed educazione ideologica costante. A un certo punto Öcalan dichiarò persino che "il 5% della lotta è contro il nemico, il 95% è contro sé stessi". Ciò venne in seguito rafforzato con il crescente focus sulla liberazione della donna e sul superamento della mentalità patriarcale. Nel 1994 in un'intervista con un giornalista Öcalan dichiarò che "Uccidere l'uomo è il principio base del socialismo. Significa uccidere il potere, uccidere il dominio unilaterale e la disuguaglianza, uccidere l'intolleranza. Significa persino uccidere il fascismo, la dittatura, il dispotismo." Uccidere l'uomo significava uccidere la mentalità patriarcale che si era radicata nella società all'interno di donne e uomini. E al suo posto si iniziò a costruire una personalità libera, socialista e egalitaria. Ciò viene fatto principalmente attraverso l'educazione, concepita nel modo più ampio e flessibile possibile. Essa include accademie formali, ma anche raduni e discussioni informali e autoformazione giornaliera. E soprattutto l'educazione attraverso l'esempio, praticata nella vita di tutti i giorni e resa immortale negli eroici atti di autosacrificio esemplificati dalla figura dei martiri. Ottenere questo tipo di modo di vivere in cui teoria e pratica diventano uno è lo scopo di ogni militante nel movimento, così da poter ispirare a vivere in questo modo anche il resto della società.


La costante lotta ideologica è parte della realtà della Siria del Nord-Est e del resto del Movimento di Liberazione del Kurdistan. E' forse la caratteristica che più lo distingue da ogni altro movimento nel mondo.


Questo è importante perché, come discusso all'inizio, lo Stato non mantiene il suo potere sulla società solo attraverso violenza o intimidazione. Ma funziona soprattutto conquistando le menti delle persone e sviluppando in esse personalità che lo servano. Per questo nella Siria del Nord-Est la battaglia contro l’influenza dello Stato non viene combattuta solo a livello di istituzioni e strutture formali. Di fatto ha luogo soprattutto “nei cuori e nelle menti” delle persone, come piace dire agli agenti statali. Viene combattuta ogni volta che il movimento delle donne organizza un’educazione sulla liberazione delle donne per le donne arabe che vivevano sotto il controllo di DAESH. O nelle scuole dove bambini siriaci, armeni, caldei e di ogni altro gruppo etnico studiano continuando a poter imparare e praticare la propria lingua e cultura. O quando internazionalisti e internazionaliste vengono alla Comune Internazionalista del Rojava per educarsi e imparare come organizzare la società. È combattuta quando la Comune del Cinema del Rojava rilascia un nuovo film che racconta la storia delle donne. Anche quando giovani donne e uomini imparano l’autodifesa e il primo soccorso in modo da poter difendere la propria società. Soprattutto ha luogo durante le accese conversazioni e dibattiti seduti sul pavimento nelle case delle famiglie e dei e delle giovani, bevendo davvero troppo tè, fino a tarda sera. Ed è combattuta ogni volta che si celebra il funerale di un martire e ogni volta che qualcuno grida “Şehîd Namirin” o “Bijî Serok APO”, fino a che la gola gli fa male.


Sul filo del rasoio: il giusto equilibrio di una rivoluzione vivente


Alla fine, niente di tutto ciò è una garanzia di successo. Nulla potrà mai esserlo. Sono presenti ancora molte contraddizioni nella rivoluzione della Siria del Nord-Est, ed è possibile che un giorno le pressioni che spingono verso una controrivoluzione e verso tendenze reazionarie diventeranno troppo forti e la rivoluzione perderà la sua strada fino a dissiparsi. Si dice che ogni rivoluzione è destinata ad affrontare la costante tensione tra il provare a sostenere gli ideali che la ispirano e il fare i compromessi necessari a mantenerla in vita. Si può paragonare a provare a stare in piedi sul filo del rasoio, lottando per stare dritti ogni secondo, ogni minuto e ogni ora del giorno da adesso alla fine dei tempi. Questa è la realtà della rivoluzione e questo è il lavoro di un rivoluzionario, di una rivoluzionaria. Il Contratto Sociale dell’Amministrazione Autonoma Democratica della Siria del Nord-Est è un esempio di questo equilibrio complesso. Non è né perfetto né una capitolazione completa. È l’espressione di una reale rivoluzione vivente, in tutta la sua bellezza e complessità, che lotta per restare sul filo del rasoio. Esattamente dove vive ogni rivoluzione. La domanda che ci poniamo quindi è: continueremo a evitare la lama o siamo disposti ad affrontare le contraddizioni della rivoluzione anche a costo di rischiare qualche taglio?

 

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